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Terra: Come nasce il Grande Inganno

Cat. “Autori
Roberto Morini (fisico nucleare e filosofo)
12 novembre 2017

Perché, la Terra (Ecumene geografica) che, indiscutibilmente, è piatta, la scienza ufficiale l’ha imposta come rotonda, e ne difende a tutti i costi la forma, anche contro ogni evidenza? Da qualche parte deve essere pur nata quest’assurdità. Vediamo, allora, di seguirne gli sviluppi nel tempo… un tempo che ci porterà anche molto indietro e lontano: nella Grecia di duemilaquattrocento anni fa.

Lo spunto parte dalle conclusioni di Lucio Russo (fisico, filologo e storico della scienza), Lucio Russoil quale, nel suo saggio del 1996-2003: “La rivoluzione dimenticata” (tradotto in diverse lingue e finalista del premio Viareggio 1997), dimostra a chiare lettere e, attraverso prove e confronti inoppugnabili, come questo grande inganno si sia condensato, in epoca più recente e, abbia assunto il “corpo sostanziale” attuale, anche se con diverse proporzioni.

«Nell’ambito della storia della scienza ha condotto ricerche riguardanti: la ricostruzione di alcune idee dell’astronomia di Ipparco attraverso l’analisi di testimonianze contenute in opere letterarie. Tratta la ricostruzione della prova dell’eliocentrismo attribuita da Plutarco a Seleuco di Seleucia. Tratta, inoltre, alcuni problemi di filologia euclidea (In particolare sulle definizioni del primo libro degli Elementi e sul primo postulato dell’Ottica), compresa la storia della teoria delle maree in epoca ellenistica, e nella prima età moderna (Su base filologica, Lucio Russo sostiene che la prova dell’eliocentrismo di Seleuco fosse basata proprio sulla spiegazione delle maree, e in particolare sull’idea che le maree fossero causate dal moto “vorticoso” della Terra. Secondo Russo, questo moto “vorticoso” non sarebbe altro che il moto composito della Terra intorno al proprio asse e intorno al centro di massa del sistema Terra-Luna, moto che è alla base della spiegazione moderna dei fenomeni mareali)». 1)

«In questo lavoro Russo ha svolto un’importante ricerca sul periodo ellenistico, considerato dall’autore come l’era in cui ha avuto inizio la scienza, intesa nel senso attuale del termine. Mostrando che lo sviluppo scientifico non è un processo ininterrotto di accumulazione di conoscenze, e citando come fonte circa 450 testi, l’autore documenta come tra il IV e il II secolo a.C. ci sia stata una scienza ben superiore a quella dei secoli immediatamente successivi, sino a quando, nel Rinascimento (Metà del XIV secolo fino al XVI secolo circa, laddove «Alle certezze del mondo tolemaico, si sostituirono le incertezze dell’ignoto»), ci fu una riscoperta degli autori classici e delle loro conoscenze, e notando che spesso “gli scienziati rinascimentali attribuivano a se stessi la determinazione di scoperte che in realtà appartenevano al periodo ellenistico“. Il saggio di Russo è incentrato particolarmente sulla matematica ma, partendo da questa, l’autore ricostruisce i risultati ottenuti anche nel campo dell’ottica, della scenografia, catottrica, geografia, meccanica, pneumatica, astronomia, tecnologia. Un capitolo a parte è dedicato alla tecnologia, così come alle scienze mediche. Nell’epilogo Russo si pone interrogativi sul futuro della scienza. Secondo l’autore si sta facendo sempre più spazio l’irrazionalismo. L’abbandono nelle scuole del metodo dimostrativo, in particolare, fa sì che “la conoscenza sia acquisita per il solo principio di autorità, assumendo contorni quasi magici, perché non più in contatto con la realtà“» 2).

Partendo da questi assunti e, tenuto conto che: «Abbiamo accesso solo all’1-2% degli antichi testi di cui conosciamo i titoli, mentre gli altri sono persi (Mott Greene, “Nature“, n° 430 del 5 agosto 2004)», vediamo di analizzare, attraverso la storia e le biografie, cosa è effettivamente pervenuto di quel “periodo ellenistico”, divenuto oggetto di appropriazione indebita e, data la scarsità di dati, anche di evidente manipolazione impropria.

Di Ipparco di Nicea (220 a.C. – 127 a.C. ca.), 3) “padre dell’astronomia”; fondatore della trigonometria; scopritore della precessione degli equinozi; primo “accurato” estimatore della distanza tra la Terra e la Luna, nessuna delle quattordici opere si è conservata, eccetto un commentario apparso su un poema di argomento astronomico di Arato di Soli (315-240 a.C. ca. Poeta greco antico). Le poche notizie sulla sua vita e sulle sue opere provengono per la maggior parte da Claudio Tolomeo (100-175 d.C. ca.), scritte, secondo i dati ufficiali (errati), 4) ben 277 anni dopo la morte di Ipparco.

Di Seleuco di Seleucia, filosofo e astronomo greco antico, sostenitore della teoria eliocentrica di Aristarco di Samo, e teorico delle maree, dallo stesso, attribuite all’azione della Luna, è detto: «Essendo andate perse le sue opere, le sole notizie su di lui sono trasmesse da pochi brani di Plutarco, Aezio e Strabone». Tuttavia, si legge in altra parte della sua biografia che: «Aspetti della sua teoria non sono chiaramente descritti nelle testimonianze di Strabone e di Aezio».

Ma, poco si sa anche di Aezio (I o II secolo d.C.), autore di una Raccolta di dottrine (Placita Philosophorum) che fu tradotta in arabo nel X secolo ed è pervenuta in frammenti, conservati in particolare dal teologo del V secolo Teodoreto. Anche di Strabone (60 a.C. – 21-24 d.C. Geografo e storico greco antico) si sa ben poco. Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff (Storico classico) disse di lui: «[…] egli riusciva a descrivere un luogo dove non era stato, meglio di Pausania, che c’era stato davvero». In ogni caso, dei 47 libri originari sulla sua “Storia universale“, rimangono solamente 19 frammenti, la maggior parte dei quali inseriti nelle “Antichità Giudaiche” di Giuseppe Flavio (38-100 d.C. ca., scrittore, storico, politico e militare romano di origine ebraica). La sua unica opera giunta fino a noi, che è il trattato geografico più ampio dell’antichità, è la “Geografia“.

Al succitato Aristarco di Samo (310-230 a.C. ca. Astronomo greco antico) è riconosciuta la paternità di una teoria astronomica, nella quale il Sole e le stelle fisse sono immobili mentre la Terra ruota attorno al Sole, “percorrendo una circonferenza”. Si dice che concordasse, con Eraclide Pontico (385-322 a.C. ca., filosofo e astronomo greco antico, autore di dialoghi quasi completamente perduti), nell’attribuire alla Terra anche un moto di rotazione diurna, attorno a un asse, inclinato rispetto al piano dell’orbita intorno al Sole. Dell’opera in cui Aristarco illustrava la teoria eliocentrica, ci rimangono solo pochi frammenti, costituiti da brevi citazioni di tradizione indiretta. L’unica opera pervenuta di Aristarco è il breve trattato “Sulle dimensioni e distanze del Sole e della Luna“, dove calcola anche le relative distanze dalla Terra. Mentre, qualcosa in più aggiunge Giacomo Leopardi nella sua “Storia dell’Astronomia“: «Altro astronomo greco fu Aristarco, vissuto, come credesi, verso il 264 avanti Gesù Cristo, benché considerevolmente più antico lo facciano il Fromondo e il Simmler presso il Vossio, ripresi però dal Fabricio. Di lui fecer menzione Vitruvio, Tolomeo e Varrone presso Gellio nel quale, in luogo di Aristide Samio, è da leggersi Aristarco. Egli determinò la distanza del Sole dalla Terra, che egli credé 19 volte maggiore di quella della Terra medesima dalla Luna e trovò la distanza della Terra dalla Luna, di 56 semidiametri del nostro globo. Credette che il diametro del Sole fosse non più che 6 o 7 volte maggiore di quello della Terra e che quello della Luna fosse circa un terzo di quello della Terra medesima. Fu dogma di Aristarco il moto della Terra, ed egli, per tale opinione, reputossi da Cleante reo di empietà, quasi avesse turbato il riposo dei Lari e di Vesta. Sembra che Plutarco asserisca essere stato Cleante e non Aristarco il fautore del moto della Terra, così leggesi nel suo libro “de facie in orbe Lunae“».

Eratostene di Cirene (276-194 a.C. ca., soprannominato “Beta” perché non primeggiò mai Lezione di Eratostene di Cirene, opera di Bernardo Strozzi (Montréal Museum, Canada)
in nessuna delle discipline sulle quali si applicò) è indicato come “famoso” per la misura del meridiano terrestre. (Ma, è lecito pensare che se non eccelse in nessuna disciplina, non sarà stato un numero uno nemmeno in questa). In ogni caso, si dice che stimò, codesto meridiano, di una lunghezza pari a 252.000 stadi egizi (157,5 mt), «Con un errore, assumendo uno stadio compreso tra i 155 e i 160 metri, tra il -2,4% e il +0,8% rispetto al valore (che si dice) “corretto“». Il procedimento seguito era descritto in due libri “Sulla misura della Terra” (perduti). Ciò che è pervenuto è un breve, indiretto, resoconto divulgativo e semplificativo («Un paio di pagine sono dedicate al metodo usato da Eratostene per misurare il meridiano terrestre») fatto da Cleomede (Astronomo e matematico greco antico, vissuto nel periodo imperiale, del quale ci resta una sola opera, solitamente indicata con il titolo latino “De motu Circulari Corporum Caelestium“).

Tra i risultati astronomici di Eratostene, “conosciamo” la misura dell’inclinazione dell’eclittica, «Effettuata con un errore di 7′ (Sempre rispetto ai valori che si dicono “corretti”)», e la compilazione di un catalogo di 675 stelle, andato perduto. Intorno al 255 a.C. avrebbe inventato la sfera armillare, strumento che avrebbe consentito la rappresentazione della sfera celeste e la descrizione del moto delle stelle intorno alla Terra. Sulle sue misure delle distanze tra Terra e Luna e, tra Terra e Sole, abbiamo solo una notizia confusa, trasmessa dal vescovo Eusebio di Cesarea (265-340 ca. Il più grande falsario tra i “padri della chiesa”, come da sua stessa ammissione: «[…] nella sua Praeparatio evangelica [XII, 31], Eusebio tratta in una sezione dell’uso delle menzogne come una “medicina” che sarebbe stato “legale e appropriato” da utilizzare». Per questo, Jacob Burckhardt (1818-1897, storico svizzero, tra i più importanti del XIX secolo) liquidò Eusebio come «Il primo storico interamente disonesto dell’antichità»).

Il fatto che la misura trovata corrisponda a 252.000 stadi potrebbe essere rilevante: «Si tratta, infatti, di un numero divisibile per tutti i numeri naturali da 1 a 10». Secondo un’interpretazione, Eratostene avrebbe alterato i dati per ottenere questo risultato “utile”. Secondo l’interpretazione di Lucio Russo, invece, basata su un’affermazione di Plinio che parla dello stadio “secondo il rapporto di Eratostene”, quest’ultimo avrebbe introdotto un nuovo stadio come sottomultiplo del meridiano.

Come esempi, di ciò che è pervenuto agli scienziati del Rinascimento e sul quale hanno abilmente imperniato la loro “fama”, penso possano bastare. Mica devo farvi un corso completo! Se volete approfondire alzate i vostri “regi glutei” e cominciate a darvi da fare anche da soli. Una cosa, però, vorrei sottolinearla, perché abituati come siete ad andare sempre di corsa, potrebbe sfuggirvi.

Che le conoscenze ellenistiche siano giunte a noi, poche e frammentate, non impedisce di comprendere come, fin da allora, si teorizzasse sugli stessi elementi d’attualità: forze mareali, attrazioni gravitazionali, inclinazione dell’asse terrestre, sfericità della Terra, eliocentrismo e geocentrismo in contrapposizione tra loro, dimensioni della Terra, del Sole e della Luna, distanze dei pianeti e delle stelle, ecc… ecc… Tutte teorie tuttora alla ribalta, evidentemente corrette solo qua e là dove conveniva, ma… spesso, così straordinariamente vicine, alle misurazioni effettuate anticamente, con gli attuali «strumenti estremamente sofisticati e precisi»! E, laddove ci fossero stati dei problemi: “Tana salva tutti!” c’è il principio d’Indeterminazione di Heisemberg il quale, con la sua formula, che a tutti gli effetti calcola l’ignoranza della scienza, l’ammanta di un alone di “professionalità”.

Ora, tenendo sempre ben presente che spesso «gli scienziati rinascimentali attribuivano a se stessi la determinazione di scoperte che in realtà appartenevano al periodo ellenistico» (sul quale non sono ammissibili i soliti bla, bla, bla, da stupidi, giacché nemmeno la critica più accanita, quella anglosassone, è riuscita a scalfirne l’incontrovertibilità), c’è da chiedersi se questo non rientrasse nei piani della leadership di allora e, se questi “scienziati” non siano stati proprio spronati a farlo. In fondo, è successo lo stesso con diversi scienziati moderni, i quali, sebbene spodestati con un’infinità di prove certe, restano tuttora assisi sul trono, grazie alla stupidità di tanti. Ma, si sa che, «Nulla si può contro la stupidità umana, perché la stupidità non tace nemmeno di fronte all’evidenza. La stupidità è per sempre!».

L’autore citato all’inizio, non è stato il solo a dare un grande contributo, alla comprensione di come sia nato questo grande inganno. Ce ne sono tantissimi altri che si sono battuti invano, per aprire gli occhi ai colti ottusi, o opportunisti, e agli ignoranti.

Tra questi, Gerrad Hicksons (“Kings Dethroned” – 1922, giustamente inserito tra i “libri dimenticati”) che dedicò tre interi capitoli all’analisi della Relatività di Einstein e alla Gravità di Newton, smontando uno per volta tutti i fondamenti e le falsità insite anche nella “Prova della Relatività” di Sir Arthur Eddington, eseguita il 9 maggio 1919, durante un’eclissi totale (Falsità sostenute da prove e sottoposte alla Società Astronomica Reale, a Burlington, il successivo 6 novembre). Ciò nonostante, per qualche ragione “insostenibile” (tipo Newton ex presidente della Royal Society?), non riuscirono a comprendere che il risultato fosse contrario alla legge di gravità, chiaramente dimostrato anche dal fatto che la teoria di Einstein era sbagliata. Hicksons nella premessa: «È indegna della nostra intelligenza e uno spreco del nostro più grande dono; ma questa introduzione serve molto bene per illustrare il tipo d’illusione che sta alla radice della relatività (Cap XII pag. 66)». Poi, «La “Prima Legge” che chiama “Il principio della relatività” non è per nulla una legge, è una dichiarazione. Allo stesso modo non è una dichiarazione semplice; perché è equivoca, e significa qualcosa che non dice; è una dichiarazione per implicazione… […] Ora, se portiamo quest’insinuazione alla sua conclusione logica e la mettiamo in un linguaggio semplice, significa: “Che nessuna affidabilità può essere posta su alcuna deduzione che è ottenuta per mezzo di osservazioni su corpi celesti, perché sono presi dalla superficie della Terra, e l’osservatore sta muovendosi a velocità diverse rispetto all’oggetto sotto osservazione” … […] Sostiene che la velocità della luce è costante in tutte le circostanze, e quindi è assoluta. La seconda legge di Einstein è completamente sbagliata! Questo è un errore di prima grandezza, ma posso immaginare che non sia caduto in errore sbadatamente, perché è abbastanza evidente che egli è stato guidato su questa falsa posizione. Era obbligato a dire che la velocità della luce è costante! (Cap XIII pagg. 71-73-74)».

Su Newton e gli altri “Kings Dethroned”, vi prendete il libro e ve lo traducete da soli, se volete cominciare a “vederci chiaro”… non è mica dato per scontato che vi si debba sempre scodellare tutto su un piatto d’argento! Chi porta avanti questi temi, li conosce a fondo, quindi non lo fa per sé ma, per chi volesse prenderli come spunto, onde riconquistare quella dignità e sovranità perdute. E, su questo, spero che certe “volpi” le quali, nella loro piccineria vedono trame oscure ovunque, siano state di parola e andate a pascolare altrove per non fraintendere ancora una volta, giacché, come suddetto, «La stupidità è per sempre!» e… a volte è pure contagiosa.

Tirando le somme, gli scienziati del Rinascimento, hanno portato avanti le “loro” scoperte e i calcoli “accurati”, traendoli: da ciò che è rimasto dei testi antichi, giacché quasi tutti perduti o appositamente distrutti; da dei sentito dire, riportati in modo stringato, da autori vari; da notizie confuse, alterate, o addirittura false… e questo è solo uno dei tanti veli che nascondono la verità!

La scienza moderna, che non è nata dall’oggi al domani, ma, è lievitata in questo calderone, non ha potuto fare altro che continuare sulla stessa linea, maturando abilmente all’ombra di una matematica che poteva risolvere ogni problema e documentare anche l’inesistente. D’altra parte, come dimostrare una reale sfericità dell’Ecumene geografica, se è piatta? Come attribuirle un raggio se non è sferica? Dove inserire il Sole, tutti quei pianeti, tutte quelle stelle e, galassie, se il firmamento è a un “tiro di schioppo” dalla Terra? Perché molti americani considerano Mcmurdo Sound “una barriera invalicabile”? A cosa doveva effettivamente servire, oltre a verificare gli effetti degli impulsi elettromagnetici, l’Operazione “Dominic” (31 test nucleari) e, in particolare quella ivi inclusa denominata “Fishbowl” del 1962, che trovate qui in video originale, senza il camouflage del solito razzo (GoFast 2014) del “Civilian Space eXploration Team” che, ormai, è infilato ovunque e nulla ha da spartire con i contenuti che si vorrebbero porre in evidenza?

Gli scienziati possono fallire ed essere detronizzati ma, la scienza, da quando ha assunto questo titolo, nella sua sacralità, non può concedersi il lusso d’ammettere di avere sbagliato: tutti gli impianti politici, teologici ed economici crollerebbero all’istante. Poi, queste parole valgono sempre: «[…] la qualcosa se si comprendesse dal popolo, non cesserebbe di reclamare contro di noi, fino a tanto che tutto non sia divulgato, e allora diverremmo oggetto di dispregio e di odio in tutto il mondo (Anno 1553)». Allora, facciamo in modo che gli uomini si sentano piccoli, fragili, soli e dispersi in un Universo senza fine!

Ok allora, tutto quello che vogliono, ma resta, che solo chi è cretino, o imbecille patentato, può sostenere che la porzione di Terra conosciuta, sia semi-sferica, giacché i fiumi confluiscono naturalmente nei mari e negli oceani e i parametri per il calcolo della curvatura terrestre sono sempre forniti dalla stessa fonte ufficiale.

Scodelleranno la verità, cospargendosi il capo di cenere, o cercheranno di castrare, a tutti i costi, il buon senso? Se dovessi scommettere, punterei sulla seconda ipotesi e, non scarterei nemmeno l’idea che possano proiettarci la saga di George Lucas sul nostro ultra, mega, screen, magari accompagnata da… “effetti molto speciali“.

Extrapedia Autori


3)
A quanto pare “l’antico” Ipparco è il riflesso fantasma del famoso astronomo Tycho Brahe, ovvero di Ticone il Vangariano (Enciclopedia Britannica edizione del 1771 intitolata “Astronomia” e Anatoly T. Fomenko “Cronologia 3” Cap. 3 pagg. 35-43).
4)
Nonostante l'errore sistematico scoperto nel catalogo, la stima della datazione del catalogo dell'Almagesto con le procedure statistiche e geometriche si trova nell'intervallo tra il 600 d.C. e il 1300 d.C. (A. T. Fomenko, V. V. Kalashnikov, G. V. Nosovskij “La datazione dell'Almagesto” Cap. 7 pag. 43), quindi i riferimenti alle date di nascita e morte sono falsi
db/terra_come_nasce_il_grande_inganno.txt · Ultima modifica: 29/12/2023 15:07 da @Staff R.