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Potevamo stupirvi con succulenti Maritozzi con Panna... ma Noi siamo Golosi di Conoscenza

Cat. “Autori”
Romano Conflitti (Ingegnere chimico e Ricercatore)
08 novembre 2021

Qualcuno ha detto che il fine giustifica i mezzi, di conseguenza auspico che il lettore accetterà con buon senso che all'interno di queste poche righe non troverà un vassoio carico di profumati e succulenti maritozzi. Forse qualcuno si aspettava un manualetto per sfornare facilmente dei fragranti panetti carichi di freschissima panna montata di latte di montagna?

Beh, mi dispiace, vi ho teso una trappola, mirando esattamente alla vostra pancia….e quando dico pancia intendo tutte quelle sensazioni dell'apparato neuro-complesso che alberga nella sconfinata superficie del vostro intestino. Del resto è proprio quello che vi manda dolcemente in tilt quando vi innamorate di qualcuno e avvertite le famose farfalle nello stomaco!

Faccio appello al vostro secondo chakra, al vostro cervello viscerale che, consentitemi, ne sa molto di più della vostra consapevolezza razionale …. al quale spesso, purtroppo, non diamo sufficiente ascolto!

Prima di passare ai contenuti di questo articolo vorrei fosse ben chiaro che iniziare a suscitare la vostra curiosità non è stato solo un pretesto per attirare la vostra attenzione, sarei davvero commosso se al termine di questa lettura le vostre percezioni sensoriali fossero in grado di trasmettervi, non dico lo stesso appagamento di un bel maritozzo con la panna (o il vostro dessert preferito), ma quantomeno un'indescrivibile senso di soddisfazione di aver appagato il vostro innato (anche se sopito) istinto della ricerca dell'ignoto.

Altro che maritozzi, il team di Extrapedia vi offre uno studio dettagliato ai limiti Dell'Ecumene geografica, ovvero:

Estensione del Continente Antartico

Per rendere il concetto il più semplice possibile mi rifaccio a quanto l'amico Roberto Morini scrive nel suo prezioso articolo "Terra il grande inganno ultima parte", ovvero «…se per ipotesi, per una qualsiasi causa geologica, il sud dell’Africa, o l’America meridionale, finissero sotto una spessa coltre di ghiaccio, costituendo così un nuovo limite invalicabile, per rappresentarle geograficamente, spalmereste anche queste tutt’intorno, spacciandole per la realtà?».

Questa domanda/riflessione apre una considerazione logica fondamentale e devastante nella lettura attenta di qualsiasi mappa a rappresentazione azimutale (per intenderci mi riferisco a mappe tipo quella di Gleason).

È necessario “restituire” ai territori antartici la loro caratteristica continentale, nel tentativo di compiere l'impresa, non avendo a disposizione mappe affidabili, si è ricorso a un'escamotage sfruttando la presenza delle basi antartiche. La dislocazione delle basi di per sé fornisce, a un'analisi per ora superficiale, informazioni davvero notevoli. Come qualsiasi oggetto (figurato o meno) la chiave di lettura può emergere dall'angolazione da cui si osserva l'oggetto stesso. Non aspettatevi quindi di tirar fuori facilmente un ragno dal buco se, pur armati di buona volontà, vi arrovellate a cercare qualche nesso causale nascosto nell'immagine seguente:

Figura 1 - Rappresentazione del Continente Antartico sul globo con Stazioni Antartiche

La rappresentazione del Continente Antartico su un ipotetico globo (quella di Figura 1) è esponenzialmente distorsivo della reale conformazione del continente che oltre a essere avviluppato circolarmente su se stesso è anche “stirato” su una superficie sferica…. un frullatore a 10000 giri/minuto non farebbe peggio…

Per trovare la suddetta chiave di lettura accorre cercare di rimuovere, almeno in parte, le suddette distorsioni, quindi in prima battuta una mappa piana tipo quella di Gleason ci aiuta molto e apre il sipario su uno scenario davvero interessante. Sebbene la mappa di Gleason sia intrinsecamente affetta dallo “stiramento” (soprattutto alle latitudini Sud“), la combinazione della mappa con la dislocazione delle stazioni antartiche fornisce la giusta chiave di lettura sulla conformazione continentale. L'Immagine vale più delle parole fin qui spese.

Figura 2 - Rappresentazione del Continente Antartico sulla mappa di Gleason con le stazioni antartiche

In genere (visto che citiamo anche i maritozzi) si dice dulcis in fundo, ma in questo caso non posso esimermi dall'esporre prima di tutto l'evidenza più importante che si manifesta prepotentemente dalla comparazione tra mappa e posizionamento delle stazioni antartiche, da longitudine 93° Ovest fino a 166° Est (procedendo in senso orario non c'è neanche una stazione antartica! Comunque la si consideri (attraverso Figura 1 o Figura 2) è davvero un'evidenza macroscopica che sfonda non una porta ma uno stargate a riflessioni/considerazioni d'importanza cruciale. In pratica nel vasto territorio che si affaccia sul mare di Ross (e non solo) non è presente neanche un solo presidio scientifico/militare di qualsivoglia nazione o ente preposto. Stiamo parlando di una fetta di Ecumene geografica che “abbraccia” (sulla mappa di Gleason) più di 100 gradi di longitudine di estensione… un'enormità. Un altro fatto molto importante che emerge dalla Figura 2 è che tutte le stazioni antartiche sono organizzate in cinque Cluster (agglomerati) principali:

  • Cluster Sud America: quello più numeroso che annovera svariate stazioni di varie nazionalità
  • Cluster Sud Africa: situato nella parte antartica a Ovest del Sud Africa
  • Cluster Sud Madagascar: situato nella parte antartica a Est del Madacascar
  • Cluster Australia: pressoché distribuito nella parte antartica antistante il continente australiano (annovera la stazione Franco-Italiana Concordia)
  • Cluster Nuova Zelanda: poche stazioni situate tra 160° e 166° di longitudine ma probabilmente quelle più importanti e strategiche

Giunti a queste evidenze è necessario e funzionale alla logica che fluisce in questo studio spezzare una lancia in favore della mappa di Gleason che seppur alterando (stirando) i territori (in particolare quelli a latitudini sub equatoriali) conserva e mostra chiaramente alcune informazioni che restituiscono una lettura (anche se non immediata) più consona alla conformazione reale dei territori a Sud.

La prima informazione emerge confrontando i cinque cluster con i territori antartici. A parte quello del Sud Africa, in corrispondenza di ciascun Cluster la mappa mostra delle terre le cui coste sono evidenziate da una linea in grassetto e sono nominate accuratamente (es. Kemp Land e Enderlay Land antistanti il Madagascar). La corrispondenza non può essere casuale anzi, questa correlazione ci fornisce già un indizio importante che pone l'attenzione sulla effettiva estensione del continente antartico che sempre a rigore di logica sembrerebbe limitato ai soli territori adiacenti ai Cluster, i quali messi tutti insieme, non superano i 110°-115° di complessiva ampiezza longitudinale.

L'altro aspetto che va comunque “restituito” alla veridicità della mappa di Gleason è quello legato alla presenza delle barriere di ghiaccio che sono elemento sostanziale e imprescindibile ma è altrettanto fondamentale non confondere le pareti di ghiaccio che sono diretta conseguenza del limite dell'irradiazione solare nel suo moto sul piano ecumenico, con quelli che invece sono effettivi territori antartici e sui quali stiamo cercando di fare chiarezza.

Per spingerci verso una valutazione qualitativa più dettagliata e allo stesso tempo cercare di individuare l'effettiva estensione del continente Antartico, è stato necessario identificare elementi oggettivamente riscontrabili e fondamentali per circoscrivere i territori interessati. La dislocazione delle basi antartiche è stata sottoposta a verifica in riferimento a un aspetto imprescindibile, anzi vitale, a cui gli avamposti scientifico/militari sul continente non possono assolutamente sfuggire: le telecomunicazioni. Per lo sviluppo di questo prezioso approfondimento, ringrazio pubblicamente il determinante e accurato supporto dell'amico Roberto Avitabile la cui esperienza nel campo e la perspicace analisi sull'argomento hanno permesso lo sviluppo di un'analisi che finora nessuno ha mai esposto e le cui conclusioni sono importantissime.

Innanzi tutto occorre definire due aspetti fondamentali sull'architettura riguardante le telecomunicazioni delle stazione antartiche:

  1. le comunicazioni con i continenti
  2. le comunicazioni tra le stazioni

Scopriremo come queste due semplici necessità logistiche, vincolino in maniera molto stringente la distribuzione delle stazioni, funzionalmente alle telecomunicazioni.

Cominciamo con un acronimo e la sua dicitura ufficiale: INMARSAT = (Telecom.) ingl.: International Marittime Satellite (organisation) (Organizzazione internazionale per comunicazioni marittime via satellite). (fonte garzantilinguistica.it). È ben noto a tutti che quando vuoi nascondere per bene qualcosa il modo migliore per farlo è sbatterlo in faccia spudoratamente a tutti! Ora sebbene gli pseudo razzi destinati verso uno pseudo spazio alla fine della loro parabola finiscano a galleggiare nelle acque dell'oceano a qualche centinaio di km dalla base di lancio non è sufficiente a spiegare il motivo per cui a un satellite sia associato l'aggettivo marittime (marittimo). In teoria i fantomatici satelliti dovrebbero “galleggiare”/“orbitare” nel vuoto cosmico e non in acqua di mare…

Solo un manipolo di squilibrati avrebbe la dissennata idea di affidare la propria sicurezza a un fantomatico trabiccolo assemblato con materiale a elevata percentuale di carta stagnola che veleggia attaccato a un pallone aerostatico a decine di km di quota. Immaginatevi che uno scienziato o un militare assegnato a una missione antartica incorra in un grave problema di salute o in un incidente operativo e trovandosi in pericolo di vita debba essere trasportato in una struttura medica per garantire interventi non gestibili nel presidio medico della stazione, per richiedere intervento rapido di trasferimento voi a quale sistema di comunicazione vi affidereste? (scegliete una delle seguenti opzioni):

  • a un “satellite” (o presunto tale)
  • a una connessione via cavo in fibra ottica, magari pure ridondata (doppio cavo armato)

Non bisogna essere tecnici specializzati in telecomunicazione per scegliere la risposta giusta, basta del semplice e sano buon senso.

Qualora ci fossero ancora dei dubbi (mi auguro di no) e a ulteriore conferma di quella che è prassi consolidata nella gestione della sicurezza è arcinoto il fatto che i sistemi di protezione da incidenti industriali (esplosioni, scoppi, incendi etc.) per poter essere certificati con il massimo livello di affidabilità devono assolutamente essere collegati via cavo (spesso raddoppiati) agli elementi preposti alla eliminazione della causa di rischio. Non esiste alcun sistema di sicurezza, ad affidabilità certificata, che agisca via radio o qualsivoglia connessione wireless (eccezion fatta nelle favolette per bambini che ci vengono raccontate dalla NASA).

Auspico che al termine di questa breve disquisizione che è partita dall'analisi dell'acronimo INMARSAT, sia chiaro adesso a tutti che quello che ci pongono in bella mostra davanti agli occhi, è il fatto che usano cavi sottomarini per porre in comunicazione sicura i continenti con le adiacenti stazioni antartiche.

Aggiungo, a completare l'analisi del sistema INMARSAT, il forte sospetto che l'acronimo SAT possa significare Submerged Armored Transmission.

Come è prassi consolidata arriveremo a dimostrare la nostra tesi utilizzando i documenti ufficiali i quali spesso rivelano più verità di quelle che tentano di occultare. Nel caso specifico abbiamo analizzato un documento molto interessante denominato SERVIZI INFORMATICI E TELECOMUNICAZIONI NELLE BASI ANTARTICHE DEL PNRA. Il PNRA è il Piano Nazionale Ricerche Antartide italiano che fa capo all'Enea.
Nel suddetto documento si afferma che le comunicazioni con le basi antartiche italiane sono effettuate via “satellite” attraverso la rete INMARSAT che si sviluppa in quattro aree geografiche nelle quali insistono altrettanti “satelliti”. Capiremo presto che l'accezione “satellite” va interpretata in un senso molto più ampio rispetto a un fantomatico trabiccolo pseudo-orbitante cui sarebbero affidate le sorti di una fetta importantissima delle telecomunicazioni internazionali. La spiegazione la troviamo scritta (nemmeno tanto tra le righe) già nello stesso documento del PNRA. Al capito 2.3 troviamo: ”I satelliti nel cielo appoggiano il loro traffico su 32 LES (Land Earth Stations) (2008). 4 LES hanno funzioni di tracciamento, telemetria e controllo sull'assetto del satellite, altre stazioni invece hanno la sola funzione d’indirizzamento del traffico verso la rete telefonica e/o dei dati terrestri“. Ma non basta! Tiriamo in ballo un altro documento 1) che ci tornerà utile per constatare altri importanti fatti. Siamo venuti in possesso del Manuale degli operatori per stazioni mobili a terra…. quindi non abbiamo solo le LES (stazioni fisse) ma anche le MES (stazioni mobili).

Figura 3 - Configurazione sistema telecomunicazioni INMARSAT

Prima di andare avanti è d'obbligo una riflessione di pura logica che nasce da un impeto di buon senso quando si guarda lo schema della configurazione del sistema INMARSAT. In un sistema in cui fluiscono dati come quello in figura dalla centrale operativa (OCC) fino alle estremità delle MES che abbiamo capito trattarsi di Navi (ricordatevi INMARSAT = IN MARITIME SAT …. ovvero satelliti in mare), il cosiddetto collo di bottiglia attraverso cui si concentra inevitabilmente tutto il traffico di un'intera regione mondiale è il cosiddetto “satellite” … e fin qui niente da eccepire… ma assodata questa indiscutibile evidenza, è proprio qui che emerge in maniera prepotente la riflessione di pura logica ovvero pensare che il flusso di dati di un'intera regione geografica (terabyte di dati) possa fluire senza problemi attraverso un oggetto di dimensioni poco superiori a quelle di un barile di birra (attraversando per ben due volte 36000 km di atmosfera fasce di Van Allen comprese) ha la stessa probabilità che una carota possa incidere una superficie di acciaio.

Fatta la doverosa riflessione, è assolutamente chiaro ed evidente che di satellitare nel sistema INMARSAT c'è solo la distribuzione di segnali/dati da un centro (OCC) verso una “costellazione” di stazioni riceventi fisse (LES) e mobili (MES). Le MES (Mobile Earth Station) oltre a essere navi possono ovviamente essere anche aerei, droni e anche palloni aerostatici di alta quota…. tutti questi mezzi di distribuzione capillare della trasmissioni sono i veri satelliti che però al massimo occupano i 20 km di quota e non oltre ma soprattutto, come già accennato all'inizio in merito alla bizzarra denominazione, galleggiano in acqua (navi) e ce ne sono anche immersi attraverso cavi in fibra ottica (.. e forse anche con i sottomarini).

A questo punto entriamo un po' più nel dettaglio per capire come e dove sono dislocate le stazioni di telecomunicazioni di INMARSAT, cominciando dalle LES:

Figura 4 - Copertura sistema telecomunicazioni INMARSAT

Il raro documento in Figura 4 è estratto da un articolo/relazione 2) redatto dal direttore delle telecomunicazioni INMARSAT in ambito di emergenze e aiuti in caso di disastri naturali: Eugene I. Staffa. Il documento fu presentato a Città del Messico nel Settembre del 1993, durante il workshop sulle applicazioni di tecnologie per monitorare e combattere i disastri naturali.
La tabella sulla destra della Figura 4 elenca le 31 stazioni di terra presenti all'epoca, e il loro posizionamento sulla mappa (mappa tipo Mercatore). A completare la lista, oggi possiamo aggiungere la stazione di Aukland in Nuova Zelanda come emerge dal Sito Ufficiale INMARSAT. La distribuzione delle stazioni sulla mappa ci mostra dei dettagli molto interessanti:

  • Le stazioni a latitudini sub-equatoriali sono pochissime, quattro in tutto (vedi frecce verdi in Figura 4)
  • in tutta l'Africa se ne trova una sola, in Egitto a Maadi.
  • La stragrande maggioranza delle stazioni di terra è dislocata a latitudini sopra il tropico del Cancro (nessuna allo zenit dell'ipotetico “satellite”).

Le quattro stazioni sub-equatoriali sono pressoché allineate alla latitudine o poco sotto del tropico del Capricorno e sono proprio in corrispondenza dei Cluster ove insistono i raggruppamenti delle basi antartiche. Fa eccezione l'area Sud Africana laddove non è presente nessuna stazione ma se si considerano le stazioni mobili il quadro combacia perfettamente, e per questo ci viene in aiuto la mappa riportata nel Manuale Furuno:

Figura 5 - Copertura sistema telecomunicazioni INMARSAT - Aree Navali dove sono dislocate le MES

Le NAVAREAS, secondo il gergo del manuale Furuno (vedi a pag. 2-13) mostrano le aree coperte dalle stazioni mobili marittime, ovvero navi appositamente dislocate in determinate aree atte a garantire la distribuzione del segnale che giunge da terra e magari fare da sponda fino in Antartide probabilmente insieme ad almeno quattro “arterie” in fibra ottica sottomarine che assicurano collegamenti ultra-sicuri.

Oltre la corrispondenza biunivoca tra stazioni: LES, MES e Cluster (stazioni antartiche) al lettore attento non sarà sfuggito un'ulteriore particolare che è clamorosamente rilevante. Siamo tornati al punto di partenza, quello che la Figura 2 ci mostra in maniera inequivocabile: a latitudini sub tropicali è presente una sorta di buco/angolo cieco per le telecomunicazioni che guarda caso insiste proprio tra longitudine 90° Ovest e 174° Est….come volevasi dimostrare.

Per completare la mappatura delle telecomunicazioni tra continente Antartico e la restante parte dell'Ecumene geografica è più che mai importante rilevare la distribuzione dei cavi sottomarini che riportiamo direttamente dal Sito internet

Figura 6 - Mappa dei cavi sottomarini

Emergono almeno due aspetti fondamentali combinando la mappa di Figura 5 con tutto quanto rilevato finora:

  • i centri stella
  • il collegamento con il Continente Antartico

Per quanto riguarda i centri stella, senza avventurarci in terminologie e concetti troppo tecnici, basta sapere che un centro stella è il punto di congiunzione di tutti i cavi che convergono in tale punto e fin qui niente di eclatante. Tuttavia quando realizzi che numerosi centri stella sono dislocati in prossimità delle stazioni di terra (LES) di INMARSAT (vedi Perth, Melbourne, Rio de Janeiro, Maadi) allora ti rendi conto che i segnali che entrano in una LES arrivano dai cavi e sono ridistribuiti ad altre LES e MES via radio e/o via cavo senza passare per alcun qualsivoglia “satellite”.

Per quanto riguarda il Continente Antartico si vede chiaramente che il cavo più “a portata di mano” risulterebbe essere quello che, percorrendo la Terra del Fuoco, giunge fino all'estremità dello stretto di Magellano.
Il fatto che non sia mostrato nessun cavo che “approdi” sulle coste antartiche è quanto mai singolare visto che cavi molto più lunghi sono chiaramente riscontrabili posati nei fondali marini del Nord Pacifico a coprire circa 11000 km (dato rilevato direttamente dal Sito internet) tra California e Giappone. Lo stesso ragionamento è applicabile anche dal Sud Africa, Australia e Nuova Zelanda con i rispettivi territori antartici adiacenti.

La posa di un'imponente rete di telecomunicazioni attraverso i cavi sottomarini è senza dubbio un'impresa di cui l'umanità avrebbe tutto il diritto di vantarsi, anche perché, come vedremo subito in questo articolo, la navi posacavi solcano gli oceani per questo scopo da più di un secolo. Eppure sfido chiunque di voi, temerari lettori dotati di inossidabile memoria, su quante volte, in un programma televisivo di divulgazione scientifica (o presunto tale), vi sia stato mai raccontato dell'importantissima opera di “tessitura” dell'infrastruttura di telecomunicazione via cavo…. e anche via radio. D'altro canto, nessuno di noi farà invece fatica a ricordare, che lo stesso programma ”Superpippo“, con estrema e martellante puntualità, ci rendeva partecipi di tutte le mirabolanti imprese “spaziali” che l'umanità stava compiendo, compreso i lanci di svariati “satelliti” che andavano a collocarsi nello spazio. Adesso abbiamo capito che quello spazio di cui ci hanno sempre parlato era solo quello della nostra immaginazione.

Senza spendere ulteriori parole il Sito internet dei dipendenti in pensione della Electra House ci offre alcune mappe che da sole raccontano circa 170 anni di attività. Una galleria di mappe che racconta l'attività della Eastern Telegraph Company nel mettere in comunicazione i continenti.

Figura 7 - Mappa cavi sottomarini e Stazioni Radio Eastern Telegraph Company 1

Figura 8 - Mappa cavi sottomarini e Stazioni Radio Eastern Telegraph Company 2 (date di posa)

Figura 9 - Mappa cavi sottomarini e Stazioni Radio Eastern Telegraph Company 3

Figura 10 - Mappa cavi sottomarini e Stazioni Radio Eastern Telegraph Company 4 (via Imperial)

Figura 11 - Mappa cavi sottomarini e Stazioni Radio Eastern Telegraph Company 5 (schema unifilare)

Per poter portare a compimento il nostro obiettivo sulla reale estensione del Continente Antartico è stato assolutamente necessario deviare dal nostro percorso. In tale deviazione, si è delineato in maniera del tutto naturale, l'obiettivo di fare definitivamente chiarezza sui sistemi di comunicazioni “satellitari” e per farlo occorreva demolire pezzo per pezzo ogni elemento della fantasiosa narrazione ufficiale.

Possiamo affermare che i segnali che permettono la comunicazione tra due punti qualsiasi della nostra Ecumene geografia, si spostano soprattutto via cavo, senza alcun bisogno di alcuna fantomatica carcassa “orbitante”. Tali oggetti di scena di uno squallido teatro d'avanspettacolo, finiscono nella spazzatura prima ancora di essere assemblati, al massimo possono riempire le bacheche di qualche museo (degli orrori e non certo della scienza).

Possiamo quindi riprendere del tutto il nostro cammino e, alla luce di quanto emerso finora, rimane da approfondire l'ultimo elemento, segnalato all'inizio di questo articolo, relativamente ai sistemi di comunicazione tra le stazioni antartiche per formulare una possibile metrica dell'estensione complessiva del Continente. Non abbiamo a disposizione ovviamente dati dettagliati e possiamo quindi procedere solo attraverso ipotesi che possano sussistere su basi logiche robuste, costruite su tutti i fatti ed evidenze fin qui raccolti e riportati con dovizia di particolari.

Ricordiamo quindi che tutte le basi antartiche sono raggruppate in cinque Cluster (vedi Figura 2) ognuno dei quali costituisce logicamente una rete di telecomunicazione in cui ogni stazione (con il proprio sistema di ricetrasmissione) costituisce un nodo di comunicazione. A questa evidenza associamo altresì l'informazione ufficiale che è riportata nel già citato documento SERVIZI INFORMATICI E TELECOMUNICAZIONI NELLE BASI ANTARTICHE DEL PNRA, dal quale (vedi capitoli 4 e 5 ) si evince chiaramente che ogni stazione è equipaggiata con sistema di ricetrasmissione a onde corte (HF) e cortissime (VHF). Quest'architettura di telecomunicazione è facilmente riconducibile a soddisfare due esigenze fondamentali ovvero comunicazione tra le stazioni all'interno di un determinato Cluster prevalentemente attraverso la banda VHF e comunicazioni tra Cluster limitrofi attraverso la banda HF. Ricordiamo che mentre le onde cortissime assicurano una trasmissione “pulita” a breve distanza (qualche decina di km max) le onde corte, sfruttando la rifrazione della Ionosfera possono estendersi anche oltre i 1000 km.

Approssimazione al primo ordine: quando, in pratica, attorno a un determinato punto di una qualsiasi funzione approssimiamo la stessa con la sua retta tangente. Con una valutazione decisamente grossolana ma efficace e soprattutto non priva di logica se poniamo la larghezza media di un Cluster a 1000 km e la distanza media tra due Cluster adiacenti sempre a 1000 km ecco che il Continente Antartico avrebbe un'estensione “media” di 9000 km lineari tra longitudine 93° Ovest e longitudine 167° Est (per intenderci tra Mirnyj Station e Mc Murdo Station procedendo verso Est). Ovviamente non ci accontentiamo del valore ottenuto (9000 km) si vede già a occhio che è sottostimato e cerchiamo di fare qualcosa di più proporzionato, per quanto possibile, in base alle informazioni fin qui in nostro possesso.

La mia cara mamma mi raccontava sempre che quando hai tra le mani il tuo cibo preferito, l'ultimo boccone è sempre quello più saporito, perché essendo l'ultimo te lo gusti e lo assapori con più attenzione. Sei consapevole che hai a disposizione l'ultimo spicchio del tuo maritozzo in cui è ben disponibile una apprezzabile quantità di farcitura alla panna, i tuoi recettori sensoriali si concentrano su di esso e non si lasciano scappare la minima molecola!

Cari lettori ecco l'ultimo goloso e succulento spicchio di maritozzo (vedi Figura 6), spero soddisfi la vostra fame di conoscenza… ho fatto del mio meglio, ringrazio tutti coloro che hanno avuto pazienza, curiosità… e soprattutto golosità.

Figura 12 - Riferimento lunghezza cavo Africa - America del Sud

Spero che chiunque sia qui a leggere comprenda che questo è solo un punto di partenza e lo invito altresì a documentarsi attraverso il mio ultimo libro 3).

Arrivederci al prossimo maritozzo.

Romano Conflitti


Libri dell'Autore:

… e non finisce qui

su: Il Giardino dei Libri
Macrolibrarsi
in e-book

Stati Arcobalescenziali

su: Il Giardino dei Libri
in e-book


1)
Furuno Operator's Manual
2)
The use of INMARSAT in disaster relief and emergency assistance operations
3)
Viaggio al centro…dell'Universo La conoscenza sulla struttura del Cosmo
db/golosi_maritozzi_con_panna.txt · Ultima modifica: 08/11/2021 11:30 da @Staff R.